Rivista di letteratura, storia e filosofia, fondata
e diretta da Benedetto Croce dal 1903 al 1944. Dal 1945 al 1951 uscirono in sua
sostituzione venti numeri dei "Quaderni della Critica", a pubblicazione
periodica non regolare. Per oltre un quarantennio la rivista operò come
guida e referente della cultura umanistica italiana, favorendone la
sprovincializzazione ma determinando anche al suo interno una sorta di monopolio
idealista, antipositivista, antiscientista, antispiritualista. Croce stesso, che
ne fu sempre il principale animatore e redattore e che sulle pagine della
C. pubblicò tutti i suoi saggi, fondandola indicò come
scopo della rivista il ripristino del metodo storico, dell'
humanitas
studiorum, della critica idealista, ma antimetafisica. La prima serie, che
comprese i numeri fino al 1914, in particolare con la collaborazione di G.
Gentile, si occupò di un riesame critico della cultura filosofica e
letteraria italiana del XIX sec. e contemporanea. La seconda serie fu invece
maggiormente dedicata a problemi storici e storiografici. Alla rivista
collaborarono i nomi più illustri della cultura italiana, da Papini a
Prezzolini, da Flora a Russo, da De Ruggiero a Omodeo. L'avvento del Fascismo
però, che fu sempre ostile alla pubblicazione della
C., produsse
una spaccatura all'interno della suola neoidealistica che si tradusse nella
rottura fra Croce e Gentile e nella presa di posizione della redazione a favore
della tradizione liberale in opposizione al Fascismo reazionario da una parte e
del Comunismo dall'altra. In questo modo la rivista diventò punto di
riferimento per l'opposizione culturale e politica al regime.